Immigrazione
L’Avvocato Antonella Pedone si occupa di diritto dell’immigrazione dal 2008.
Fornisce assistenza legale agli stranieri per l’acquisto della cittadinanza italiana nonché per la domanda di visto di ingresso e permesso di soggiorno.
Lo Studio opera prevalentemente nei procedimenti dinanzi al TAR del Lazio e al Tribunale ordinario di Roma, dove è presente la sezione specializzata dell’immigrazione.
Cittadinanza italiana
In caso di rifiuto della cittadinanza italiana o di "silenzio" dell’Amministrazione entro i termini di legge, è possibile presentare ricorso al Tribunale competente in Italia.
Lo Studio si occupa anche dei ricorsi per l’acquisto della cittadinanza per discendenza in linea materna ante 1948: in questi casi, è possibile proporre ricorso senza attendere i tempi del procedimento amministrativo.
Visto di ingresso
Il visto di ingresso viene spesso rifiutato con motivazioni “standard”, redatte su prestampati e non adeguate al caso specifico.
Ad esempio:
- “non ha fornito una giustificazione riguardo allo scopo e alle condizioni del soggiorno previsto”
- “non ha dimostrato di disporre dei mezzi di sussistenza sufficienti, sia per la durata prevista del soggiorno, sia per il ritorno nel Paese di origine o di residenza, ovvero non è in grado di ottenere legalmente detti mezzi”
- “la sua intenzione di lasciare il territorio degli Stati membri prima della scadenza del visto non può essere stabilita con certezza”
- “le informazioni fornite per giustificare lo scopo e le condizioni del soggiorno previsto non sono attendibili”
Se tuttavia il richiedente ha dimostrato documentalmente di avere tutti i requisiti prescritti dalle leggi, il rifiuto del visto è illegittimo e può essere impugnato dinanzi al TAR del Lazio, entro 60 giorni dalla notifica (se si tratta di ricongiungimento familiare, è competente il Tribunale ordinario).
Permesso di soggiorno
Come per il visto di ingresso, anche il rifiuto del permesso di soggiorno può essere impugnato dinanzi al Tribunale competente.
Con il ricorso, è importante chiedere anche la sospensione del provvedimento di diniego. Se infatti lo straniero non ottiene la sospensione e non lascia il territorio nazionale entro 15 giorni, può ricevere un decreto di espulsione.
Il ricorso va proposto al TAR del luogo in cui ha sede la Questura che ha emanato il provvedimento, entro 60 giorni dalla notifica.
Se si tratta di permesso di soggiorno per motivi familiari (ricongiungimento, coesione, affidamento, etc.), è competente il Tribunale ordinario, sezione specializzata dell’immigrazione.